Si è parlato e fatto tanto per la sicurezza in gara degli atleti, molte regole sono cambiate e cambieranno ancora a favore di un ciclismo sempre più sicuro. Nel corso degli anni sono stati regolamentati e rinnovati l’utilizzo di parecchi strumenti casco e radio su tutti.
Tralasciando per un attimo l’utilizzo fondamentale del casco, e tutte le sue discussioni di natura scientifica, l’approfondimento di oggi è concentrato sulle radio e sugli ipotetici danni provocati dalle stesse in caso di caduta e di ribaltamento dell’atleta.
L’infortunio di Landa – Lo spunto prende inizio dalla caduta di Landa nella prima tappa del Giro d’Italia e da quella similitudine con la caduta di Nibali al Tour de France nel 2018. Premesso che a differenza di Nibali non abbiamo una dinamica chiara sulla caduta di Landa: le immagini in TV sono arrivate quando ormai il ciclista spagnolo era riverso a terra e molto dolorante, quindi tutti i paragoni si concentrano sui danni causati da tali cadute e sulla posizione della radio portata in gara dai corridori.
Per Landa e Nibali stesse diagnosi: fratture dorsali. Proprio sul dorso degli atleti in prossimità del trapezio (il grande muscolo che collega il collo alla parte iniziale del dorso) vengono posizionate le radio.
Nuova collocazione – Le posizioni dipendono dalle sartorie che confezionano i completi usati dalle squadre, alcuni le portano in centro schiena, altri sul lato destro e alcuni sul lato sinistro. É fuor di dubbio che la posizione della radio in caso di ribaltamento risulta essere molto pericolosa in quanto non tutti sanno che una massa definita in caso di urto sviluppa una forza impulsiva che sommata all’impatto crea alla massa un danno non indifferente. Se poi aggiungiamo anche il trauma da compressione della radio il danno subito dall’atleta viene definito maggiore provocando la frattura.
Near miss – Abbiamo dedotto il potenziale rischio che può causare la posizione della radio sulla schiena in materia di sicurezza. La consapevolezza che un determinato comportamento può causare un rischio senza che si trasformi in infortunio viene definito “near miss”. L’augurio è che l’Unione Ciclistica Internazionale, il Sindacato dei corridori e altri organismi aprano gli occhi su questo “near miss” e si mettano intorno ad un tavolo per far si che si possa trovare una collocazione giusta della radio. Incorporare la struttura della radio nel telaio della bicicletta potrebbe essere un’ottima soluzione, evitando in questo modo traumi dorsali importanti.




