Ancora un successo, ancora un’impresa per Tadej Pogacar! Lo sloveno domina senza fatica apparente anche la Liegi-Bastogne-Liegi, vinta per la terza volta in carriera (la seconda consecutiva). In ombra Remco Evenepoel.
Pogacar a caccia della doppietta Freccia-Liegi – 111esima edizione della decana delle classiche, per tutti la doyenne. Tutti contro Pogacar, il cannibale del ciclismo moderno che ha imperniato tutta la prima parte della stagione sulle grandi classiche. Un bilancio già “alla Merckx” con i trionfi alla Strade Bianche, al Giro delle Fiandre e alla Freccia Vallone; il terzo posto alla Milano-Sanremo; e i secondi posti alla Parigi-Roubaix (al gran debutto) e all’Amstel Gold Race.
Pogi attacca su La Redoute e agli umani non resta che correre per il secondo posto – Canovaccio classico con una fuga di corridori senza velleità e poi tutto si gioca su La Redoute, l’iconica salita che da cinquant’anni risulta essere il punto focale della gara. Sono 1.600 metri con una pendenza media dell’8,8%. Sivakov spiana la strada al suo capitano che, puntuale, accelera al km 217, a 800 metri dalla cima (-35 al traguardo) della mitica côte. L’iridato stacca tutti senza scattare e senza alzarsi sui pedali con una facilità disarmante. Remco Evenepoel si fa trovare del tutto impreparato, addirittura intorno alla quarantesima posizione (!). Pogacar passa primo in vetta e prosegue sul falospiano facendo la differenza e dilatando il margine su un quartetto di alto livello. Sono il nostro Giulio Ciccone (annunciato in ottima forma, dopo l’acuto in una tappa al recente Tour of the Alps), l’ex due volte campione del mondo Julian Alaphilippe, Tom Pidcock e Ben Healy. Sconcertante il comportamento di Evenepoel che, dopo le incoraggianti prime tre gare (1° alla Freccia del Brabante, 3° all’Amstel Gold Race e 9° alla Freccia Vallone) al rientro dopo il lungo stop per la caduta in allenamento ai primi di dicembre, non riesce a dare un senso compiuto alla sua gara.
La Roche-aux-Facons senza sussulti prima dell’apoteosi di Pogacar – A 22 km dal termine questa è la situazione: Pogacar solitario sembra pedalare sul velluto; a 1′ tondo Pidcock, Alaphilippe, Ciccone e Healy; a 1’20” il gruppo Evenepoel. In una giornata meravigliosa con sole, cielo azzurro e temperatura quasi estiva per queste latitudini, Pogacar disegna l’ennesimo quadro d’autore della sua incontenibile carriera. Sulla Roche-aux-Facons (1.300 metri all’11%), Ciccone e Healy staccano Pidcock e un esausto Alaphilippe (generoso, ma oramai lontano parente del campione d’un tempo), che vengono ripresi dal gruppo, dove perde definitivamente contatto Evenepoel. Il resto serve solo ad aggiornare la lunga serie dei record di Pogacar. Vince, anzi stravince come suo solito. Nel tagliare il traguardo, Pogi ricorda con il dito verso il cielo la madre della compagna Urska, morta prematuramente tre anni fa in questi giorni.
2° Ciccone, 4° Velasco, 6° Bagioli: Italia sugli scudi – A 1’03” Giulio Ciccone supera nettamente Ben Healy e conquista, dopo il terzo posto al Lombardia 2024, un altro podio di grande prestigio. Il gruppo (ben 38 unità) a 1’10” è regolato dall’ex campione d’Italia Simone Velasco (piacevole sorpresa) su Thibau Nys, che ha chiuso in crescendo il Trittico delle Ardenne, dopo il dodicesimo posto all’Amstel e l’ottavo alla Freccia, al gran debutto in queste classiche. Scorrendo la top-ten, troviamo Andrea Bagioli al sesto posto. Evenepoel alla deriva giunge al traguardo con un ritardo di 3’11” al 59° posto (sic).




