Tadej Pogačar si conferma il dominatore assoluto del ciclismo mondiale conquistando il suo secondo titolo iridato consecutivo ai Mondiali in Ruanda. Lo sloveno ha trasformato la prova in linea Élite in un’impressionante dimostrazione di forza, concludendo una fuga solitaria di 66 km che ha annichilito la concorrenza.
L’attacco decisivo – La corsa si scuote a poco più di cento chilometri dal traguardo, sulla dura e iconica salita del Mont Kigali. L’accelerazione di Pogacar è micidiale e inizialmente l’unico a resistere è Juan Ayuso. Nel volgere di pochi chilometri ai due di testa si aggiunge Isaac Del Toro, mentre Remco Evenepoel veniva attardato da un incidente meccanico. Il terzetto di testa sembra avere tutti i crismi dell’azione decisiva, ma il ritmo insostenibile di Pogacar costringe alla resa prima Ayuso e a 66 km dal traguardo anche Del Toro alza bandiera bianca. Da quel momento, per il campione sloveno è stata una cavalcata trionfale.
La Battaglia per le medaglie – Mentre Pogačar vola verso l’oro, alle sue spalle si è ricompattato un drappello di inseguitori capitanato da un Evenepoel indomito. Il belga, ripresosi dalla sfortuna, ha ingaggiato una strenua lotta con il danese Mattias Skjelmose e l’irlandese Ben Healy. Nel finale Evenepoel dimostra la propria superiorità staccando i compagni di fuga per conquistare una meritata medaglia d’argento a 1’28”. Il bronzo è andato a Healy a 2’16”, che nel finale riesce ad avere la meglio su Skjelmose.
Nazionale italiana – Per gli azzurri il bilancio è agrodolce. L’unica nota positiva è il sesto posto di Giulio Ciccone. Un piazzamento onorevole, ma arrivato a distanza siderale: a 6’47” dal vincitore. L’Italia a Kigali non è mai stata nel vivo della gara. L’aspetto più critico per la formazione guidata dal CT Marco Villa è stata la totale assenza di un uomo nella fuga di giornata o nelle prime contromosse che hanno animato la gara. Su un percorso così duro e selettivo, l’Italia non ha rischiato di fare saltare il banco, restando passiva e attendista, e pagando caro l’eccesso di prudenza quando i fuoriclasse hanno acceso la miccia. Nessuna attenuante!