Thymen Arensman, dopo il successo sui Pirenei a Superbagnères, aggiunge una nuova gemma sulle Alpi, timbrando il traguardo di La Plagne. Pogacar controlla, Vingegaard mette la bici davanti al grande rivale solo negli ultimi… 100 metri. Parigi è ormai più vicina per il dominatore del Tour de France.
Tolte due salite – Ultima tappa alpina, accorciata (a causa di una malattia che ha colpito dei bovini presenti sul col des Saisies) rispetto al disegno originario, solo 93,1 km da Albertville a La Plagne. C’è il Cormet de Roselend, ma Vingegaard non tenta nemmeno un tentativo: chiaro il netto dominio di Pogacar.
Scelleratezza o ultimo tentativo per dare un senso al proprio ultimo (forse) Tour – L’attacco di Primoz Roglic sul Cormet de Roselend e, soprattutto, nella successiva discesa dove stacca i pesi piuma Lenny Martinez e Valentin Paret-Peintre come va letto? Considerando che il campione sloveno ha il giovane compagno di squadra Florian Lipowitz in lotta per il podio, non è proprio il massimo. Certamente il quattro volte vincitore della Vuelta a Espana prova a firmare un’impresa in questo fine Tour, ma è altrettanto vero che con la UAE che non lascia spazio, forse avrebbe fatto meglio a tirare i remi in barca ed essere maggiormente d’aiuto a Lipowitz. Fatto sta che il tentativo in solitaria di Roglic dura poco più di 20 km e ai piedi dell’ultima salita viene ripreso da Wellens, Narvaez, Adam Yates con Pogacar in rampa di lancio.
Ultima salita alpina per chiudere i conti per i piazzamenti – La dimostrazione che l’attacco di Roglic fosse quantomeno velleitario (se non scellerato) si ha sulle prime rampe verso La Plagne: subito si sfila e addio anche al quinto posto. La Decathlon intuisce che il proprio uomo di punta (Felix Gall, attualmente 7°) può “arpionare” il quinto posto e va in testa con due uomini. Poi, il primo attacco di Pogacar (-14,2). Solo Vingegaard alla sua ruota. Il danese, però, non collabora e da dietro riemerge un volenteroso Arensman che rientra e parte in contropiede!
Arensman cerca di approfittare della rivalità Pogacar-Vingegaard – Ai -7 Pogacar alza l’andatura e si porta dietro il solito Vingegaard, Lipowitz e Onley: i primi quattro della Generale. Solo 22″ il margine di Arensman sul quartetto all’inseguimento ai -4. Sempre Pogacar in testa, con Vingegaard, Lipowitz e Onley a ruota. La maglia gialla, sempre sotto una pioggia battente, dà l’impressione di poter accendere il gas in qualsiasi momento…
Si stacca Onley, Lipowitz insiste, Pogacar non morde, Arensman resiste e vince! – Nonostante una grinta da vendere, Oscar Onley si stacca una prima volta, rientra per poi cedere nuovamente e definitivamente. Galvanizzato dal cedimento di Onley, Lipowitz passa davanti Pogacar e Vingegaard per allontanare Onley. Arensman lavora di spalle, ma riesce a resistere per un niente e vincere meritatamente la sua seconda tappa in questo Tour. Vingegaard è in scia con 2″ di ritardo, quindi Pogacar, poi Lipowitz a 6″, Onley a 47″. Roglic arriva a 12’39”.
Parigi aspetta Pogi – Le Alpi sostanzialmente hanno deluso con un Pogacar imbattibilie e inattaccabile, con un Vingegaard che non è riuscito a portare nessun attacco reale per cercare di ribaltare un Tour già compromesso sui Pirenei. Pogacar dall’alto del suo gradino più alto del podio precede Vingegaard di 4’24”; 3° Lipowitz a 11’09”, che ha messo in cassaforte il podio e la maglia bianca dall’attacco di Oscar Onley, 4° a 12’12” (quindi lontano 1’03” dal podio e dalla maglia bianca). Felix Gall risale al quinto posto a 17’12”, 6° Tobias Johannessen a 20’14”, 7° Vauquelin a 22’35”, 8° Roglic a 25’30”, 9° Healy a 28’02” e 10° O’Connor a 34’34”. Per Pogacar la soddisfazione di essere primo anche nella classifica degli scalatori (maglia a pois): 117 punti contro i 104 di Vingegaard.




