kelly-cyclingtime

di Ettore Ferrari

Un grande, un grandissimo campione Sean Kelly. L’irlandese venuto dalla campagna, che ha costruito, mattone dopomattone una carriera straordinaria per continuità di risultati e vittorie, che lo pongono come uno dei più grandi interpreti delle classiche di ogni epoca.

La lenta maturazione – Nato a Carrick-on-Suir il 24 maggio 1956, Kelly passò professionista alla corte di Freddy Maertens a 21 anni non ancora compiuti nel 1977. Un paio di stagioni in quella Flandria, votata al formidabile fiammingo. Ma Kelly si segnala per le doti di fondo e riesce a vincere una tappa al suo primo Tour de France (1978). Poi, tre anni alla Splendor per un ulteriore passo in avanti con i primi piazzamenti nelle classiche, un sorprendente 4° posto alla Vuelta 1980 (ma non era un velocista?), condito dalla classifica a punti e da ben 5 successi parziali.

Il salto di qualità con De Gribaldy e il primo Lombardia a 27 anni – Nell’82 torna alla corte del visconte Jean De Gribaldy, eccentrico scopritore di talenti, che lo aveva portato in Francia nel ’76. Al soldo di una piccola formazione, la Sem-France, Kelly sale la scala dei valori a livello internazionale. Il primo grande successo è la Parigi-Nizza, che diventerà la “sua” corsa con 7 vittorie consecutive (record assoluto). Fortissimo in volata, cronoman concreto, si difende in salita, grande regolarista: praticamente completo. Kelly sfiora il mondiale di Goodwood ’82, dove è medaglia di bronzo dietro un super Saronni e Lemond. Nell’83 ecco il primo trionfo in una classica, il Giro di Lombardia al culmine di uno sprint in batte al fotofinish il campione del mondo Lemond, Adrie Van der Poel (padre di Mathieu), Hennie Kuiper e Francesco Moser: un ordine d’arrivo stellare. Inizia l’era dell’irlandese.

1984 e 1986 le stagioni migliori – Kelly diventa Sean “cannibal” Kelly per la sua voracità: 32 vittorie nell’84, 19 nell’85 e 28 nell’86, ma soprattutto vince a ripetizione le grandi classiche diventando il numero 1, ovvero Sean Kelly “the King”. Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e G.P. d’Autunno (1984), poi il bis al Lombardia nel mitico Vigorelli (’85), l’agognata Milano-Sanremo e ancora la Roubaix (’86). Nel contempo è quasi imbattibile nelle brevi corse a tappe, sfiora il podio al Tour (4° nell’85) e sale sul podio della Vuelta (3° nell’86). Corre tantissimo, non si ammala mai, è un duro d’altri tempi, sempe protagonista da febbraio ad ottobre: “A man for all seasons”, dal titolo di uno dei libri dedicati a lui. All’alba del 1987 muore De Gribaldy, ma lui continua il suo percorso.

Il trionfo alla Vuelta e gli anni alla PDM – Dopo avere sfiorato la vittoria l’anno prima (ritiro in maglia amarillo a tre giorni dal termine), Kelly corona il lungo inseguimento ad una grande corsa a tappe vincendo la Vuelta a Espana, a coronamento di un corsa perfetta e senza sbavature. A fine anno la Kas chiude i battenti e lui passa alla multinazionale PDM, con l’intento di vincere la prima edizione della Coppa del Mondo (dopo aver vinto 3 Superprestige, un autentico mondiale a punti dell’epoca). E chi se non Kelly, il re delle classiche, puù vincere la competizione del migliore nelle corse di un giorno? Vince la seconda Liegi, perde il durissimo mondiale di Chambery, battuto da un grande Lemond e chiude con la maglia di vincitore della Coppa del mondo. Gli anni passano, le vittorie diminuiscono (nel ’90 si impone per la seconda volta nel Tour de Suisse), ma Kelly ha ancora alcune cartucce da sparare…

Il tris al Lombardia e l’ultima Sanremo: due capolavori – Nel 1991, prima di lasciare la PDM, porta a casa il terzo trionfo al Lombardia, vittoria dal sapore particolare per la perdita di un fratello alcune settimane prima. Pochi mesi dopo, con la maglia della Festina, l’incredibile discesa del Poggio, rimasta ancora oggi una delle più impressionanti e spettacolari performance, gli permette di riportarsi su Moreno Argentin (rivale storico nelle classiche) e di batterlo agevolmente in volata. E’ l’ultimo ruggito del fuoriclasse irlandese a 36 anni. Chiude l’attività agonistica nel ’94 con 193 vittorie all’attivo, 9 classiche Monumento: solo Merckx e De Vlaeminck hanno fatto meglio di lui. Gli manca il Fiandre (tre secondi posti!) e la corona iridata, ma il suo posto nella storia lo ha ugualmente conquistato. Auguri King Kelly!

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.